Release Date
Giugno 30, 2017
Catalog ID
SLAMCD 585
Genres

LIVE AT ACUTO JAZZ


    Lucia Ianniello

    SLAM Productions

    1. Our Summer (Lucia Ianniello) 3:03
    2. Peyote Song No. III (Jesse Sharps) 8:44
    3. Other (Lucia Ianniello) 5:21
    4. Little Africa (Linda Hill – Horace Tapscott) 7:07
    5. Dessert Fairy Princess (Jesse Sharps) 12:12
    6. Quagmire Manor at Five A.M. (Michael Session) 7:54
    7. Ballad for Samuel (Horace Tapscott) 6:50
    8. Maintenant (Lucia Ianniello) 8:50
    9. Eternal Egypt Suite, part 4 (of four parts) (Fuasi Abdul Khaliq) 8:36

    All tracks are arranged by Lucia Ianniello except track 4, arranged by Paolo Tombolesi

    Lucia Ianniello   C trumpet and objects
    Diana Torti   voice (except on tracks 1)
    Andrea Polinelli   soprano and alto saxophone and flute
    Paolo Tombolesi   keyboards
    Cristina Patrizi   electric bass

    Questo disco chiude un cerchio che la trombettista traccia, con la sua ricerca musicale, intorno alla figura di Horace Tapscott e della Pan Afrikan Peoples Arkestra (P.A.P.A.); una ricerca che era partita con il primo CD “MAINTENANT” anch’esso prodotto dall’etichetta inglese SLAM Productions (SLAMCD 566). Si tratta di una registrazione live realizzata in occasione del Festival Acuto Jazz (FR) Italia, in un sito suggestivo: la Chiesa di San Sebastiano risalente al XII secolo e riccamente affrescata nel XVI secolo. È un omaggio ai promotori e soggetti chiave del vivace movimento della comunità artistica afroamericana di Los Angeles, che si è sviluppato negli ultimi 40 anni dello scorso secolo.
    Nel CD, oltre a tre brani originali, sono presenti brani del repertorio della P.A.P.A., in particolare di Horace Tapscott e di Jesse Sharps, Fuasi Abdul-Khaliq e Michael Session ai quali Tapscott delegava spesso la direzione dell’Arkestra a partire dagli anni ’70. Inoltre è presente un brano di Linda Hill pianista e cantante, tra i fondatori e più attivi membri del movimento di cui l’Arkestra era l’estensione musicale collettiva.
    Il quintetto effettua una rilettura originale di questo repertorio. Gli arrangiamenti non prevedono la batteria e l’uso della voce, tranne che per due brani che hanno un testo, è di tipo strumentale. Ampio spazio è lasciato all’improvvisazione collettiva con una ricerca espressiva riconducibile più a scelte di natura timbrica e melodica che a compiacimenti di tipo virtuosistico.

    Recorded in Church of San Sebastiano, Acuto (FR) Italy in August 10, 2016
    Recording, mixing and mastering by Cecafumo
    Cover photo by Massimo De Dominicis
    Other photos by Andrea Mercanti


    REVIEWS


    George W. Harris    Jazz Weekly – Creative Music and other forms of Avant Garde

    “UK based Slam Records continues to release material that is adventurous and improvisational. Lucia Ianniello play C trumpet along with ”objects” leading a creative and melodic team of Diana Torti/voc, Andrea Polinilli/ss-as-fl, Paolo Tombolesi/key and Cristina Patrizi/eb through a wondrous concert in Italy. Ianniello’s tone is warm, whether open as on the floating “Our Summer” iwht Polinelli’s flute a=or the free bopping “Eternal Egypt Suite” with Tombolesi’s exotic piano, or muted as on her dreamy “Other” with Torti’s voice serving up a modern madrigal. A pair of Horace Tapscott pieces, the lyrical “Little Africa” and bluesy “Ballad For Samuel” display the melodic flexibility of the band, with Torti’s voice creating rich textures with the leader’s horn. Glowing embers of sound.” (16 ottobre 2017)


    Ferdinando D’Urso    ARTE E ARTI Magazine

    “Lucia Ianniello: un’Africa viva. Ultima tappa del percorso di ricerca intrapreso dalla trombettista Lucia Ianniello attorno alla figura di Horace Tapscott e all’estetica della Pan Afrika Peoples Arkestra, questo “Live at Acuto Jazz” – uscito per l’inglese SLAM Productions – mescola sonorità cameristiche alla potenza della musica africana riletta dai musicisti d’oltre oceano. Il quintetto che accompagna la Ianniello in questa esperienza sonora è formato da Diana Torti alla voce, Andrea Polinelli ai sassofoni e al flauto, Paolo Tombolesi alle tastiere e Cristina Patrizi al basso elettrico. Tanto negli arrangiamenti del repertorio della Pan Afrika Peoples Arkestra quanto nelle tre composizioni originali (Our Summer, Other e Maintenant) si ritrovano sonorità tipicamente africane comuni, ad esempio, alle composizioni di Chris McGregor e di Mongezi Feza eseguite dalla Brotherhood of Breath. I temi sono spesso semplici e proposti all’unisono come in Our Summer o in Maintenant, dotati di una grande forza; tema e improvvisazioni si mescolano in una ieratica fermezza in Desert Fairy Princess ricordando le atmosfere di Odwalla dell’Art Ensemble of Chicago. Quel caratteristico utilizzo di bassi “pulsanti” e “figure aperte in forma di ostinato” – come scrive Stefano Zenni – che caratterizza buona parte della musica di Tapscott, si ritrova pienamente nella famosa Peyote Song No. III o in Eternal Egypt Suite, part 4 (of four parts); in quest’ultima, ad esempio, l’ostinato si autocarica come una dinamo in un continuo crescendo. Scrittura e improvvisazione si mescolano con confini estremamente permeabili; i brani si riducono a canovacci sui quali si distendono lunghe improvvisazioni radicali dense e fitte; pochissimo respiro e una forma di interazione che spesso si limita ad individuare il punto giusto per inserire una frase scattante, un guizzo. Dove si distendono, le improvvisazioni scelgono la via dell’etereo: nessuno sale sul podio del solista ma tutti contribuiscono alla creazione collettiva. Decisamente suggestiva, questa pratica rende necessario intendersi quasi telepaticamente per comprendere la direzione nella quale si sta andando. Lucia Ianniello si profonde in una cantabilità serena, condita qui e lì con l’apporto di effetti elettronici. Coinvolgente e ben costruito, l’assolo di Tombolesi su Desert Fairy Princess si dissolve in una serie di cluster bassi; la voce della Torti si fa godere sia tersa ed espressiva – ricca di portamenti e glissati – nella morbida e nostalgica Little Africa, sia atomizzata e rumoristica ancora in Desert Fairy Princess. In Eternal Egypt Suite il solo di Polinelli al flauto è avvincente, costruito con growl, frullati, staccati e accenti.
    La cosa davvero bella di questo “Live at Acuto Jazz” è però la sua dimensione, appunto, “live” che restituisce la performance così com’è, senza manomissioni in post-produzione; è un suono genuino arricchito dalla splendida acustica della chiesetta di San Sebastiano, nel quale è stato registrato. Stupendo lavoro.” (26 novembre 2017)


    Stefano Dentice    Stumenti e Musica Magazine

    “Sonorità cosmiche, astratte, visionarie, avvolte in un’atmosfera immaginifica. Live At Acuto Jazz è la nuova creazione discografica partorita dall’audace trombettista e compositrice Lucia Ianniello, che per questo progetto si affida al vivido estro di Diana Torti (voce), Andrea Polinelli (sax soprano, sax alto e flauto), Paolo Tombolesi (tastiere) e Cristina Patrizi (basso). Il CD, registrato dal vivo, contiene nove brani, di cui tre frutto dell’acume creativo dell’autrice del disco, mentre Peyote Song No. III (Jesse Sharps), Little Africa (Linda Hill – Horace Tapscott), Desert Fairy Princess (Jesse Sharps), Quagmire Manor at Five A.M. (Michael Session), Ballad for Samuel (Horace Tapscott) ed Eternal Egypt Suite, part 4 – of four parts (Fuasi Abdul Khaliq) completano la tracklist. Il mood criptico di Our Summer crea un’intensa suspense. Qui Ianniello, Polinelli, Tombolesi e Patrizi dialogano veracemente dando vita a un flusso sonoro e ad architetture armoniche di ottima fattura. In Other il climax è ipnotico, ammantante. L’incedere di Lucia Ianniello è profondamente ispirato, etereo, così come è magnetica la vocalità di Diana Torti, entrambe sostenute dal pianismo altamente tensivo e inebriante di Tombolesi. Le colorazioni esotiche di Maintenant lasciano letteralmente con il fiato sospeso. L’eloquio della trombettista è evocativo, pervasivo. Gli sbalorditivi vocalizzi di Diana Torti, curati da una dinamica assai raffinata, creano un pathos mozzafiato. Live At Acuto Jazz rappresenta un erudito e interessante mélange incardinato su free, avant-garde jazz, etno jazz e world music, ornato da alcune sfumature tendenti al serialismo e alla dodecafonia. Questo album brilla per autentica creatività estemporanea e ardente desiderio di sperimentazione e innovazione, in cui l’effetto sorpresa sembra essere una sorta di mantra.” (9 ottobre 2017)


    Marco Buttafuoco    Jazz Convention

    “Questo disco è una ripresa del materiale musicale, (originals a firma della leader e brani di Horace Tapscott o di musicisti della sua Pan Afrikan Arkestra), che la musicista romana aveva già presentato, con ottimo consenso di critica, nel 2015, nel suo primo cd intitolato Maintenant. La formazione che aveva inciso quel cd era un quartetto che vedeva impegnato il compianto chitarrista Giuseppe La Spina. In questo disco si aggiungono al nucleo iniziale del gruppo il polistrumentista Andrea Polinelli e la bassista Cristina Patrizi.
    La nuova formazione mette ancora più in luce la peculiarità musicali della Ianniello: un lirismo intenso e austero, espresso con un linguaggio quasi cameristico – significativa la scelta di non utilizzare la batteria, così come quella di utilizzare la voce suggestiva di Diana Torti come un elemento orchestrale – e un forte interesse per la sperimentazione che non va mai a scapito della dimensione melodica.
    Questa scelta poetica emerge in pieno nelle riproposizioni della musica legata alla grande esperienza artistica e sociale di Horace Tapscott. La musica della Arkestra aveva spesso un carattere epico, evocativo di un Africa mitica e sognata. La Ianniello e i suoi partner immergono brani magniloquenti come Peyote Song No III o Desert Fairy Princess (entrambi di Jessie Sharp) in un’atmosfera in cui aleggiano elementi di musica contemporanea (grazie anche al sapiente uso dell’elettronica e agli interventi sempre puntuali della voce di Diana Torti), echi di sonorità etniche (evocati dal flauto di Andrea Polinelli), sequenze d’improvvisazione libera, momenti di grande intensità melodica.
    Nella storia dell’ascolto di questo cd non mancano nemmeno episodi jazzistici “tradizionali” di buon spessore come Little Africa e Ballad For Samuel (a firma dello stesso Tapscott o Quagmire Manor at Five A.M., dovuto alla penna di Michael Session che fu membro dell’Arkestra. Notevoli nel primo e nel terzo di questi brani l’intervento solistico della vocalist così in che modo il lavoro svolto dai sax di Andrea Polinelli. Paolo Tombolesi si destreggia abilmente fra sequenze classiche ed escursioni sulle tastiere elettroniche. Cristina Patrizi aggiunge, con il suo basso elettrico un colore del tutto particolare, del tutto particolare alla già insolita tavolozza timbrica del gruppo.
    Il suono della tromba della leader è sempre essenziale e, al tempo stesso, pieno di lancinante lirismo.
    Un buon disco, frutto di una concezione poetica originale e nutrito dello studio di una vicenda, quella di Horace Tapscott, ancora oggi troppo poco conosciuta.” (9 luglio 2017)


    Alberto Buzzurro    L’Isola della Musica Italiana

    “(…) Ciò che più colpisce è l’intenzionalità di tratto, compositiva e strutturale, i ruoli precisi affidati a ciascuna voce (…)(agosto 2017)


    Vittorio Lo Conte    MUSIC ZOOM

    “Il nuovo disco della trombettista Lucia Ianniello è un live molto speciale tenuto ad Acuto, nella Chiesa di San Sebastiano, risalente al XII secolo. C’è un’acustica speciale ed un pubblico in sintonia con gli artisti così che la musica fluisce in modo organico ma anche con un fascino che per forza di cose non si ritrova negli studi di registrazione contemporanei. Il gruppo è completato da Diana Torti alla voce, Andrea Polinelli ai sax soprano e contralto ed al flauto, Paolo Tombolesi alle tastiere e Cristina Patrizi al basso elettrico. C’é un nuovo repertorio, ma restano lo stesso alcune delle composizioni eseguite dalla Pan Afrikan Peoples Arkestra di Horace Tapscott e Jesse Sharps che avevano trovato spazio nel disco precedente. La musica resta sempre moderna, caratterizzata dalla mancanza di una batteria che impone un suo ritmo e dalle tastiere di Tombolesi, in grado di tirare fuori tantissimi suoni e rumori. La leader utilizza oggetti vari accanto alla tromba, su cui emette suoni molto lirici e liquidi, a volte con inflessioni che ricordano un collega famoso come John Hassell. Nell’interpretazione del gruppo le composizioni acquistano una nuova forma, Peyote Song No. III ha una bella melodia e vive degli efetti elettronici di Tombolesi, così come Other scritto dalla Ianniello, che si apre prima con le tastiere elettriche e poi con il piano acustico, dopo arrivano la tromba e la voce ed insieme contribuiscono a creare un’atmosfera misteriosa e magica. Little Africa è di Horace Tapscott, anche qui è il pianoforte a gestire l’introduzione, poi la voce della Torti canta i versi, dopo si aggiungono gli altri e si arriva ad atmosfere di un jazz molto raffinato. Il brano finale è di Fuasi Abdul Khaliw, anche lui un musicista che proviene da Los Angeles, e chiude il concerto con suoni inusuali, da sottolineare il bell’assolo al flauto di Andrea Polinelli.” (13 giugno 2017)


     

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